giovedì 20 marzo 2014

Fusi orari. Il mondo a spicchi.

Quando non c'era il treno era tutto più semplice. Ci si muoveva meno, le mezze stagioni stavano al loro posto e soprattutto si arrivava sempre in orario a qualsivoglia appuntamento. "Ci vediamo quel giorno" si dicevano i nostri antenati, e tutto andava bene.

Accadde poi che un buontempone inventò il treno. Sì, il treno; un magnifico e lunghissimo mezzo di trasporto in grado di spostare uomini e merci rapidamente e qualcuno si accorse che il tempo non scorreva allo stesso modo per tutti.
Fino ad allora ci si regolava -se andava bene- con le meridiane disposte nelle piazze o sui muri delle chiese che mostravano l'ora solare definita media o vera. Se eri un riccastro ne avevi persino una smart, tascabile: Ah quale diavoleria!
E ora? Come ci si sarebbe regolati?
Ogni nazione, o regione, o microposto, aveva la proprio ora solare locale, ovviamente differente dalle altre, e lo scoprire che mentre in un luogo era ora di merenda in altri lidi ci si sedeva a tavola per la cena aveva dello sconvolgente!
Ma di necessità si fece virtù: in Germania scoprirono di poter importare le melanzane e mai più vi avrebbero rinunciato.
Era necessario perciò, ripensare il sistema del tempo per le ferrovie che dovevano funzionare con regolarità soprattutto in vista della loro espansione che unificava e rimpiccioliva sempre più il globo.
Nacque perciò un nuovo tempo medio nazionale -o ferroviario a dire il vero- che risolse in parte il problema uniformando gli orari dei singoli paesi. Tuttavia, passando da un confine all'altro queste singolarità continuavano a persistere.
Quando lavoravo in stazione scovai un vecchio schema orario: c'era per l'Italia una differenza di 47 minuti con l'ora ferroviaria francese, di 20 minuti con quella svizzera, e di 10 con l'ora ferroviaria austro-ungarica. Ovviamente mano a mano che ci si allontava le cose si facevano più complicate e il tempo si diluiva o stringeva a seconda del punto di partenza, della tratta e della stazione di arrivo.
Forse fu proprio all'epoca che si inventò l'idea di viaggiatore temporale, chissà.
Digressioni a parte, come si arrivò a capo di questo cronomacello?
L'idea di porre fine a questo disastro fu tutta americana; anche loro avevano problemi con le stazioni che non ne volevano sapere di calcolare lo stesso orario; si contavano fino a 50 differenti orari locali!
Dapprima pensarono di unificare il tempo degli Stati Uniti con un'ora standard che avesse come riferimento l'ora di Washington. A questa si associarono altre idee bislacche quali orologi con doppie lancette per segnalre ore locali e ferroviarie e altre diavolerie.
Finalmente, nel 1884 si tenne una Conferenza Internazionale dei Meridiani, in cui si stabilì sia l'orientamento di Latitudine e Longitudine, sia il sistema dei fusi orari.
Parteciparono 25 paesi, tra cui l'Italia, e si propose l'utilizzo del meridiano passante per Greenwich come meridiano fondamentale -e iniziale per il calcolo della longitudine, l'adozione di un giorno solare medio il cui inizio, per tutto il mondo, è alla mezzanotte del meridiano fondamentale e coincide con l'inizio del giorno civile e la data su quel meridiano della durata di 24 ore.
Tutti i paesi partecipanti alla conferenza si adeguarono a quanto stabilito. Dato interessante è che la Francia si adeguò soltanto nel 1911 chiarendo che quell'ora lì che si andava ad adottare era -chiaramente- il tempo standard francese con la sola aggiunta di nove minuti.
Che altro dire?
Croissant per tutti!
Contate solo 12 spicchi perché gli altri -gli antimeridiani- sono dall'altra parte!
Ovviamente in rosso sono indicati il meridiano di Greenwich e l'equatore.


 

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