Chi è l'esploratore?
Colui che vive un'avventura a la Indiana Jones?
O chi la sua scoperta la riporta indietro magari condividendola con altri?
Questo grazioso libro dal titolo Esploratori Italiani, non può e non rappresenta un catalogo di tutti gli esploratori nostrani.
Piuttosto racchiude dei ritratti, sei
per la precisione, di uomini che avevano in comune l'irrequietezza e la
necessità di partire, di muoversi perché il mondo in cui erano nati gli
andava troppo stretto.
Chiariamo subito che l'esploratore medio
del nostro paese non è mai stato quello che ci immagineremmo e questo è
forse dovuto a una serie di congiunture storiche che, ancora oggi, non
si sono del tutto saldate.
Se altri paesi come la Francia, il Regno
Unito o la Germania, paese lo erano già da un bel pezzo -che fossero
regno o stato è poco importante, quello che è importante è che fossero
una cosa sola già da almeno un paio di secoli - l'Italia era appena
stata messa insieme, almeno su carta e, di certo, intenta com'era a
cercare di fiorire non aveva ancora maturata quella malizia necessaria
all'esplorazione a fini coloniali.
I nostri esploratori erano spesso persone provenienti dalle esperienze e dalle condizioni di vita più disparate.
C'erano
il figlio del benestante, il galeotto, i missionari, i falliti, i
sognatori, i delusi o frustrati dalla vita o semplicemente in cerca di
una rivalsa.
Rivalsa che andavano cercando in Africa
anche con l'idea di cancellare dalle mappe quel hic sunt leones o hic sunt dracones (qui ci sono i leoni - qui ci sono i draghi) che i
cartografi del passato avevano redatto per quei luoghi di non sapevano
assolutamente nulla.
Ma forse l'Italia dell'epoca non aveva o
non voleva guardare a questi uomini -etichettati più come avventurieri che come esploratori- che cercavano sì il prestigio
personale, ma volevano anche portare il proprio paese a primeggiare
vicino le grandi potenze europee.
Non è quindi un caso che in molti di questi dovettero rivolgersi alla Francia, alla Germania o addirittura
all'Argentina per ricevere i finanziameneti necessari alle loro spedizioni.
Addirittura ci fu chi di finanziamenti non ne volle affatto e partì da solo senza
soldi e senza nessuna potenza a spalleggiarlo.
Brevemente, ecco di chi si parla in queste pagine.
Pietro Savorgan di Brazzà: nobile
friulano si arruolò con la marina francese per esplorare l'Africa e col
desiderio di estirpare il traffico degli schiavi.
Guglielmo Massaja: prete fatto in
fretta cardinale al solo scopo di essere lanciato alla sbaraglio presso
i popoli Galla dell'Abissinia. Dopo mille peripezie, tra cui
inseguimenti, rapimenti e così via, la sua missione fallì. Ebbe però il
tempo di divenire mago e guaritore. Le popolazioni che lo ospitarono sono ancora in attesa del suo ritorno.
Giovanni Miani:
Dopo aver dilapidato i beni di famiglia nella redazione di una
enciclopedia universale della musica e aver inseguito il conseguente
sogno di diventare musicista, si mise in testa di trovare le
favoleggiate sorgenti del Nilo.
A
tal proposito queste furono un mistero per moltisismo tempo. Tanto che
già Bernini secoli prima, lo rappresentò -nella celebre Fontana dei
quattro fiumi in Piazza Navona- come un uomo dal volto coperto.
Ancora
oggi si discute su quale siano le effettive sorgenti del Nilo che si
divide in Bianco e Azzurro. Le sue acque partono dal lago Tanganika, ma a
sua volta questo lago è alimentato da un serie di fiumi e rigagnoli dai
nomi più disparati.. E' solo superato il lago Vittoria, dopo un
tragitto di circa 500 km che finalmente assume il nome Nilo.
Giovan Battista Cerruti: nasce
come imprenditore. La sua idea geniale di inscatolare ananas gli venne
soffiata via dai soci. Troppo buono per fare il capitano d'impresa, poco
fortunato per essere capitano di mare, grazie al proprio carattere mite
e alla sua affabilità riuscì a entrare nelle simpatie e a divenire
sovrano di una temutissima tribù di avvelenatori con i quali visse per
più di quindici anni.
Giacomo Bove: Unico italiano a partecipare alla spedizione per la ricerca del passaggio a nord-est, cercò la pace dell'animo in successive spedizioni in sud America.
Augusto Franzoj:
scapestrato, incosciente, amante delle donne e delle risse immotivate,
partì da solo senza il becco di un quattrino, con una scimitarra e una
pistola al fianco, per cercare di riporatre in patria le ossa
dell'esploratore Chiarini di cui l'Italia si era -evidentemete-
dimenticata. Affrontò la terribile regina di Ghera e fece ritorno in
patria dove...
Sei persone eroiche, sei uomini rappressentativi tra i molti che l'Italia, ancora oggi, non può o non vuole aiutare.
Storie di uomini raccontate con piglio coinvolgente, mai pedante o saputello.
Esploratori Italiani
Silvino Gonzato
Neri Pozza